LEONARDO DA VINCI, Autoritratto (1512) detto di Torino
Dal saggio di Serge Bramly, Leonardo da Vinci – Artista, scienziato, filosofo. Prima Edizione 1988: Ristampa 1990, Supplemento a ‘Il Giornale’ – Biblioteca Storica: Direttore Resp. Maurizio Belpietro: trad. di Maria Salemi Cardini: Vol. I-II: Vol. I, 10-13.
Immagine di pubblico dominio, Autoritratto di Leonardo da Vinci (1512)
it.m.wikipedia.org/wiki/File:Leonardo_sellf.jpg
“(…) Se ci fosse ancora bisogno di dimostrare l’autenticità di questo disegno – spesso confuso con la sua brutta copia conservata all’Accademia di Venezia – la sottile ricchezza che in esso si può leggere basterebbe a provare che non si tratta dell’opera di un allievo, ma che andrebbe considerato come uno dei capolavori di Leonardo (…) All’epoca Leonardo ha circa sessant’anni; ha dietro le palle la parte migliore della sua vita e ciò che ne ha fatto (lo sappiamo dai suoi taccuini) è ben lungi dal soddisfarlo; l’età e le notti passate a studiare gli hanno indebolito la vista – presto avrà bisogno degli occhiali per lavorare; sotto i baffi radi il labbro superiore, privo di rilievo, tradisce una mascella sdentata. I francesi da cui egli dipende, o dai quali dipende comunque la sua sicurezza materiale, stanno per essere cacciati dall’Italia; mentre la sua stella impallidisce, deve mettersi in cerca di un nuovo protettore. Molti dei suoi amici sono morti. A chi rivolgersi? La seconda cosa che mi sorprende in questo autoritratto è il fatto che gli occhi, all’ombra delle lunghe e folte sopracciglia, non guardano davanti ma leggermente di lato, verso il basso (…) Nel periodo d’incertezza da lui attraversato, nel momento in cui deve ricominciare tutto da capo – alla sua età! – vuol vedersi come non si vede mai. Lacera dunque lo schermo delle abitudini, elude gli artifici della posa e si coglie di sbieco, intento al lavoro. Probabilmente sfrutta un sapiente gioco di specchi, almeno tre: uno davanti, uno di tre quarti, uno alle spalle. (All’epoca gli specchi occupano un posto importantissimo nei suoi interessi: a Roma, nel 1513, egli dedica molto tempo e una grande energia alla costruzione di specchi parabolici). Non si illude, si studia in modo scientifico, si coglie come è realmente: non permettendo al soggetto di trarlo in inganno né di distrarlo o di muoverlo a compassione, scruta come se si trattasse di un estraneo i lineamenti sciupati del vecchio che è diventato. E forse proprio qui sta la misteriosa forza di questo disegno: nell’autoritratto Leonardo fa, in punta di penna, il punto della sua vita (…) e nel ritratto affiorano tutti i sentimenti che lo attraversano mentre la mano corre sul foglio, passando sul suo volto come ombra di nubi (…) Nonostante la stanchezza, dominando la lieve amarezza che si intuisce agli angoli della bocca, cacciando il rimpianto, senza l’aiuto delle illusioni, non si arrende, non dispera: con la sua ampia fronte cocciuta, sembra dire che intende tener duro (…)”
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‘Mi permetto di aggiungere alla suggestiva descrizione di Bramly: forse l’amarezza è lieve, ma la bocca piegata molto visibilmente verso il basso e con vigore – è ben chiusa – e gli occhi che paiono quasi guardare all’infinito, distante, danno anche un’intensa impressione di disilluso realismo sull’esistenza in sé, filtrata dal ritratto impietoso della sua vecchiaia, dei giorni della vita che si accorciano, del tempo che non dà speranza oltre il poco che è concesso dalla natura. Sembra che Leonardo, ‘omo sanza lettere’, ma straordinario emblema dello spirito libero dell’Umanesimo, non morisse tanto lietamente come è espresso in uno dei suoi pensieri: “sì come una giornata bene spesa dà lieto dormire, così una vita bene usata dà lieto morire”, ma si ricordasse – proprio lui che non terminava tutte le opere intraprese spesso lasciandole incompiute per qualche particolare e comunque meravigliose ugualmente – che aveva ancora tante cose da capire, da realizzare, da sperimentare, da portare a termine e che doveva rinunciarvi per sempre, non credendo tra l’altro Leonardo da Vinci in nessun al di là. Ed essendo totalmente disilluso come bene evidenzia Serge Bramly nei suoi due volumi su Leonardo.’
Rita Mascialino (detta Maddalena)
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