MANIFESTO DEL ‘SECONDO UMANESIMO ITALIANO ®’ DI RITA MASCIALINO
Solo per chiarire:
N.B. “Il ‘Secondo Umanesimo Italiano ®’ non ha niente a che fare con il pregiato ‘Nuovo Umanesimo’ né con il ‘Nuovo Umanesimo Mediceo’, dai quali si distingue per diversità di contenuti, di finalità, di Metodo analitico della semantica letteraria, di Teoria dell’Arte. Grazie!”
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MANIFESTO DEL ‘SECONDO UMANESIMO ITALIANO ®’
Autrice Rita Mascialino, Presidente dei Convegni del GRM,
Fondatrice e Presidente del ‘Premio Franz Kafka Italia ®’,
Fondatrice e Presidente del Comitato del ‘Secondo Umanesimo Italiano ®’
(youtube.com/watch?v=z8NKZNuDtpg o Manifesto dell’interpretazione: ‘Secondo Umanesimo Italiano ® (2015)’
CLEUP Editrice Università di Padova, 10 febbraio 2015
www.accademiaitalianameqrima.it
Accademia Italiana per l’Analisi del Significato del Linguaggio Meqrima
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INTRODUZIONE AL MANIFESTO a cura di Rita Mascialino
Il Manifesto del ‘Secondo Umanesimo Italiano’ riguarda esclusivamente il problema dell’interpretazione del significato dei testi letterari, filosofici e religiosi, di tutte le arti, problema che costituì il profondo fulcro culturale della grande Rivoluzione di pensiero prodotta dall’Umanesimo Italiano (XIV-XV secolo e oltre). A suo tempo venne da me fondata (2016) un’Avanguardia del Secondo Umanesimo Italiano costituita da sole donne molto interessate – casualmente non ci furono uomini, ossia maschi. Si tennero Convegni del GRM, Conferenze, Incontri dei Membri al Caffè Contarena di Udine. Dopo qualche tempo, il gruppo si sciolse come capita nelle Avanguardie.
In questa Introduzione ci soffermeremo solo su tale fulcro portante e importante dell’Umanesimo per quanto è ripreso nel Manifesto. Potrà sorprendere, che oggi ci sia qualcuno, la sottoscritta ad esempio, che ritenga necessaria una ripresa di idee di conio Umanistico per l’esegesi dei testi, ma il fatto è che ancora oggi il problema delle interpretazioni dei sopra citati testi non è risolto, bensì non viene affrontato tenendo conto delle caratteristiche del fenomeno artistico, della fantasia artistica. Vige di fatto la libera interpretazione, dove ciascuno può avere la sua opinione senza individuare il significato dell’opera, anzi dando ad essa significato con la propria soggettività e togliendo così valore all’opera e al suo autore, anche scambiando gli influssi storici e culturali in generale con il significato del fenomeno artistico, ossia non occupandosi della semantica dei mondi creati dall’arte, dal fenomeno artistico. Gli Umanisti spezzarono la loro poderosa lancia proprio contro l’incompetenza degli interpreti e traduttori, contro la contraffazione del significato dei testi ad usum Delphini, significato della massima rilevanza nella loro visione della cultura – e devo dire anche nella mia. Solo dopo aver individuato la semantica di un’opera si può passare agli influssi storici, culturali in generale, per chiarire: i vari periodi storici non sono entità a sé stanti, sono le opere, le idee degli autori e personaggi, che li ispirano, detto molto molto brevemente e tralasciando gli influssi dovuti alla circolazione delle idee.
Seguono citazioni da grandi autori Umanisti quali Francesco Petrarca e Leonardo Bruni, e da studiosi dell’Umanesimo.
Francesco Petrarca (Arezzo 1304-Arquà 1374), il quale, più che precursore dell’Umanesimo, era già grande Umanista, considerato a ragione padre dell’Umanesimo, vero capostipite della rivoluzione di pensiero in chiave moderna rappresentata dall’Umanesimo, del cui nuovo modo di vedere il mondo traccia le linee portanti fungendo da ponte tra la vecchia Weltanschauung e la nuova. Qui ci soffermeremo solo sul fulcro portante e importante per quanto è riflesso nel Manifesto. Sono dunque famose le sue polemiche contestazioni letterarie insite nel suo ritorno ai classici quale Umanista, ritorno ben diverso da come i classici venivano intesi e interpretati entro l’ottica ecclesiastica e teologica. In seno a quest’ultima, soprattutto anche se non solo, attraverso l’interpretazione allegorica dei testi venivano falsati i significati sia per incompetenza nell’analisi dei testi, sia ad usum Delphini grazie appunto al comune utilizzo dell’allegoria quale strumento di analisi dei testi stessi, strumento che permetteva – e permette – l’invenzione dei significati a piacimento. In seno a quest’ultima ottica, soprattutto anche se non solo, attraverso l’interpretazione allegorica dei testi, venivano falsati i significati, inventando più o meno assurdamente. Al contrario, la nuova disposizione culturale di Petrarca lo rese sempre molto attento e preciso nella ricerca filologica, lessicale, finalizzata all’emersione del messaggio oggettivo delle opere in un’interpretazione e traduzione del significato dei testi che non ne contraffacesse la semantica, le qualità, il pensiero com’era espresso a livello oggettivo del testo. Petrarca, ad esempio nel De ignorantia (1371) (Enrico Fenzi a cura di 1999: Mursia Ed.), con il suo spirito polemico si scagliò senza mezzi termini contro lo scarso valore delle esistenti traduzioni latine – o interpretazioni traduttive interlinguistiche – dei testi, nella fattispecie: di Aristotele, giudicate di pessima qualità (Fenzi op. cit.: 33), nonché contro i presuntuosi e i prepotenti che, non verificando mai niente razionalmente di ciò che non capivano, si accontentavano di verità testuali per così dire di conio ideologico o inventavano addirittura di sana pianta e con spudoratezza, ciò che spacciavano poi per vero:
«(…) Si eviti soprattutto Aristotile, non perché sbagli più degli altri, ma perché i suoi errori hanno più seguaci e maggiore autorità (…)» (Fenzi op. cit.: 263).
In questo audace e pienamente Umanistico giudizio Petrarca dà esplicitamente degli stolti a coloro che divulgavano gli errori eventuali di Aristotile non capendo quasi nulla di ciò che pure facevano mostra di capire essi soltanto. Con i suoi strali, compreso quello testé citato relativo all’appello all’autorità in luogo del ragionamento, l’Umanista Francesco Petrarca spalanca la porta agli attacchi contro la fallacia logica di rilevanza utilizzata in luogo di verificare, almeno per il possibile, quanto l’autorità aveva detto o scritto (Petrus Hispanus: Tractatus (Summule logicales)1230 in L.M. De Rijk a cura di: Van Gorkum & Comp. B.V. Assen 1972: De loco ab auctoritate: 75), detta da John Lock (Wringtone 1632-High Laver 1704) argumentum ad verecundiam.
Celeberrima nell’ambito degli appelli all’autorità la satira di Galileo (Pisa 1564-Arcetri 1642) espressa nel Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo nei riguardi del personaggio Simplicio – che non capiva mai niente e citava sempre in luogo almeno di tentare di capire l’ipse dixit riferito all’autorità di Aristotile, solo credendo pertanto nell’autorità di persone famose, ritenute autorevoli per essere famose, senza sapere per altro se fosse corretto o meno quanto l’autorità aveva espresso.
Il ritorno dunque di Petrarca ai classici come pure di tutti gli Umanisti andò molto più in profondità del concetto di erudizione nozionistica:
«(…) L’alta coscienza che Petrarca ha del valore della letteratura fa sì che il suo lavoro fondamentale sia quello delle scelte linguistiche e stilistiche (…)» (Luigi Surdich in Battistini a cura di: il Mulino 2014: 149).
Afferma Riccardo Bruscagli a proposito del ritorno all’antico e alla filologia (in Battistini a cura di: op. cit., 208):
«(…) Il clima intellettuale quattrocentesco è dominato da un rinnovamento negli studi che si realizza attraverso ‘un ritorno all’antico’, ovvero attraverso una riacquisizione, più vera e consapevole, della cultura classica pagana e cristiana. Si tratta di una vera e propria rivoluzione culturale, anticipata tuttavia già nel Trecento, nel pensiero e nell’opera del Petrarca. Anzi, si può dire che non c’è aspetto dell’Umanesimo quattrocentesco che non abbia trovato una prima manifestazione nell’opera petrarchesca e soprattutto nel modo in cui Petrarca lavorava sui testi (…) Petrarca intendeva riavvicinarsi alla ‘voce’ autentica degli antichi autori, restaurarne non soltanto le parole, ma il modo di sentire, il modo di ragionare, in una parola, la loro umanità. Ciò lo distaccava già radicalmente dalla mentalità medievale, per la quale non era tanto importante (…) quello che uno scrittore antico aveva veramente voluto dire, secondo la cultura e la mentalità dei suoi tempi, ma ciò che le sue parole potevano ancora dire e insegnare (…)»
Sulla scia di Petrarca, Leonardo Bruni (Arezzo 1370-Firenze 1444) scrisse il suo saggio sulla traduzione De interpretatione recta (ca. 1420) (in Siri Nergaard: Bompiani 1993: 79):
«(…) I difetti del traduttore, in definitiva, vengono alla luce o quando egli non comprende bene ciò che deve tradurre, o quando lo traduce in modo scorretto, o quando traspone ciò che il primo autore [l’originale] ha espresso in modo adeguato ed elegante sì da renderlo inadeguato, sgraziato e disordinato. Chiunque non sia abbastanza istruito e colto da evitare tutti questi difetti, deve essere giustamente criticato e riprovato, se si cimenta con la traduzione , o perché induce gli uomini in molteplici errori riportando una cosa per un’altra, oppure perché sminuisce la grandezza del primo autore e lo fa apparire ridicolo e assurdo. Come infatti quelli che spingono un quadro sul modello di un altro dipinto e riprendono da questo la figura, la posizione, il movimento e la forma di tutto il corpo, non si propongono di fare ciò che fanno, ma piuttosto si propongono di riprodurre ciò che l’altro ha fatto, così nelle traduzioni il miglior traduttore rivolgerà tutta la mente, l’animo e la volontà al primo autore trasformandosi in qualche modo in esso, e si disporrà a esprimere la figura, la posizione, il movimento e il colore e tutte le sembianze del suo discorso. Da queste premesse deriverà un effetto straordinario (…)»
Qui la lancia è spezzata contro il conformismo esegetico rientrante anch’esso nella fallacia De loco ab auctoritate di cui più sopra.
Sorge la domanda sul perché, per gli Umanisti, proprio l’interpretazione del significato dei testi letterari, filosofici, sacri tra gli altri possibili, fu così importante da scatenare la loro straordinaria avanguardia o rivoluzione di pensiero, per altro l’unica che l’Italia abbia mai prodotto di tali proporzioni in tutti i tempi. In primo luogo gli Umanisti sapevano con chi avevano a che fare: con la Chiesa. Immancabilmente, essendo la Chiesa all’epoca detentrice del monopolio culturale, la loro avanguardia si rivolse, con una certa prudenza visti i metodi del terrore in uso da parte degli ecclesiastici, contro la Chiesa che essi scoprirono divulgatrice di significati dei classici contraffatti ad arte e per incompetenza.
Citiamo al proposito come esempio l’Umanista Lorenzo Valla (Roma 1407-Roma 1457) a proposito del documento falso Constitutum Constantini o Donazione di Costantino, il quale imperatore Costantino non fece mai nessuna donazione di poteri egemonici e assoluti, di nessun potere alla Chiesa su tutto l’Occidente, né tanto meno sulla Chiesa di Gerusalemme, né il potere di legiferare, né il potere sui costumi di vita e così via. Gli Umanisti appunto dimostrarono che il documento era un falso ad usum Delphini. Pertanto: alla base profonda della loro rivolta focalizzata sull’interpretazione, sta in primis la volontà di verità nella cultura, nella riproduzione interlinguistica o traduzione dei messaggi oggettivi degli autori. Fu una svolta arditamente democratica, per la libertà di pensiero, svolta che malgrado qualche prudenza e fughe in tutta Europa durate anche anni, finì comunque negli omicidi decisi dalla Chiesa con i roghi, gli avvelenamenti, gli strozzamenti, gli strangolamenti, le torture più scandalose, onnipresenti le diffamazioni e le calunnie. Ancora oggi le interpretazioni oggettive dei testi letterari etc. sono evitate e tutto l’ambito è lasciato in mano alla libera interpretazione che difficilmente fa centro nella verità oggettiva dei testi in questione.
Inserisco qui, spero che non me ne voglia nessuno se oso tanto, la mia scoperta come interprete e traduttore del racconto di Kafka La passeggiata improvvisa (1912) relativa alla straordinaria kafkiana metamorfosi in cavallo nero, espressa in un linguaggio particolarmente criptico, difficile, ma non impossibile a decifrarsi, non individuata dalla critica, comunque da nessuno in più di un secolo di interpretazioni autorevoli. Io, umanisticamente per così dire, sul piano dell’analisi del testo, faticosa, ma ricca di soddisfazioni, ho cercato di capire il testo, non prendendo a modello conformisticamente gli autorevoli, guardando il testo non conformisticamente e ovviamente conoscendo, tra l’altro, profondamente la lingua tedesca e quella italiana nella fattispecie, e in aggiunta non inventando, lascio l’invenzione alle mie poesie, ai miei racconti, ai miei romanzi. E certo con la libera interpretazione non si può dare onore al fenomeno artistico, agli autori, alle loro opere, a una cultura democratica, né si è potuto scoprire la trasformazione kafkiana in simbolico e creativo cavallo nero. In suo luogo si è interpretato e tradotto in modo che non fa onore a Kafka.
Segue il testo del Manifesto
RM
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1. Vogliamo dare vita al Secondo Umanesimo Italiano riprendendo e sviluppando su base aggiornata secondo le più recenti scoperte scientifiche il perno concettuale portante e originale dell’Umanesimo: il significato oggettivo delle opere letterarie.
2. Vogliamo che l’Italia, memore di essere patria dell’Umanesimo, segni la strada che porterà ad un rinnovamento della cultura e della democrazia verso l’alto a livello nazionale e internazionale.
3. Vogliamo porre argine e fine alla libera interpretazione pragmatica e soggettiva delle opere originali che viene spacciata sia ad usum Delphini sia in seguito a incompetenza per il significato dei testi letterari.
4. Affermiamo che la libera interpretazione soggettiva del significato dei testi letterari corrisponda ad un primo impatto intuitivo del vissuto personale del lettore con l’opera letteraria, ma non corrisponda affatto al significato
dell’opera letteraria che ha bisogno di analisi su base dimostrativa per essere identificato.
5. Affermiamo che la libera interpretazione, essendo essa libera, esclude la possibilità di essere falsificata e si pone come corretta e legittimata a tutti gli effetti, mentre proprio perché è libera sta fuori da ogni scientificità.
6. Affermiamo che la libera interpretazione soggettiva del significato dell’opera letteraria qualora data e scambiata per il significato dell’opera letteraria cancelli l’identità dell’opera e faccia così dell’attività letteraria un’attività insensata.
7. Affermiamo che la conoscenza del significato profondo e oggettivo intrinseco ai testi letterari sia irrinunciabile per una cultura degna di questo nome: con i significati inventati la cultura è solo un volto ingannevole.
8. Affermiamo che la conoscenza del significato profondo e oggettivo intrinseco ai testi letterari sia fondamentale per una democrazia degna di questo nome: con i significati inventati la democrazia è solo un volto ingannevole.
9. Affermiamo che la conoscenza del significato profondo e oggettivo intrinseco ai testi letterari debba essere meta fondamentale per una ricerca scientifica sull’uomo degna di questo nome: con i significati inventati la ricerca scientifica sull’uomo è solo un volto ingannevole.
10. Affermiamo che è venuto il tempo di abbandonare i metodi esegetici del pragmatismo il quale, facendo coincidere la libera interpretazione delle opere letterarie con il significato delle stesse, illude i lettori di poter creare
a loro piacimento il significato delle opere letterarie.
11. Proclamiamo il diritto democratico del popolo di lettori alla dimostrazione dei percorsi analitici realizzati per conseguire l’interpretazione.
12. Dichiariamo che all’interno del ‘Secondo Umanesimo Italiano ®’ verranno prodotte interpretazioni che forniranno il significato oggettivo dei testi letterari dei grandi Autori della cultura del passato e degli Autori della contemporaneità corredandolo della dimostrazione dei percorsi dell’analisi relativi agli esiti delle interpretazioni così che sia a disposizione del popolo di lettori.
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A seguito del ‘Secondo Umanesimo Italiano ®’ sono anche sorti specifici QUADERNI del ‘SECONDO UMANESIMO ITALIANO ®’ per dieci Serie di Analisi Semantiche, argomenti generali: Donnicidio, Evoluzione, Cinema, Identità dei popoli, Libri, Arti visive, Letteratura, Filosofia, Criminologia, Varia. I Quaderni osservano il numero di successione della pubblicazione e presentano per ciascuna delle dieci Serie un’immagine di copertina scelta non per ciascun Quaderno, bensì per ciascuna Serie di Quaderni, sempre la medesima, in un totale di dieci diverse copertine per le dieci Serie.
Postproduzione Fotografica degli occhi di Rita Mascialino e di alcuni titoli di sue opere e attività. Autore: l’Artista friulano di fama internazionale MARINO SALVADOR Icone Pop – Rita Mascialino.
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