RITA MASCIALINO: ‘CHARLES BAUDELAIRE E IL SUO SIMBOLISMO’

RITA MASCIALINO: ‘CHARLES BAUDELAIRE E IL SUO SIMBOLISMO’

Ho sintetizzato qui alcuni particolari rilevanti del simbolismo baudelairiano in piena sintonia con il significato delle due strofe sotto citate e dell’intero poemetto che trova nel finale un massimo di atmosfera –  per lo studio più ampio e dettagliato vedi www.spazialitadinamica.it homepage.

Testo originale di Charles Baudelaire

“VII
Ô Mort, vieux capitaine, il est temps! levons l’ancre!/
Ce pays nous ennuie, ô Mort ! Appareillons!/
Si le ciel et la mer sont noirs comme de l’encre,/
Nos cœurs que tu connais sont remplis de rayons!/
VIII
Verse-nous ton poison pour qu’il nous réconforte!/ [corsivo aggiunto] Nous voulons, tant ce feu nous brûle le cerveau,/
Plonger au fond du gouffre, Enfer ou Ciel, qu’importe?/
Au fond de l’Inconnu pour trouver du ‘nouveau’!//”

 

Immagine: https://www.ilriformista.it/charles-baudelaire-il-poeta-maledetto-che-ha-immortalato-la-bellezza-del-male-230102/
Traduzione di Rita Mascialino

VII
“O Morte, vecchio capitano, è tempo! leviamo l’ancora!/
Questo paese ci annoia, o Morte! Salpiamo!/
Se il cielo e il mare sono neri come inchiostro,/
I nostri cuori che tu conosci sono pieni di raggi!/
VIII
Versaci il tuo veleno perché ci riconcili!/
Noi vogliamo, tanto questo fuoco ci brucia il cervello,/
Tuffarci nel fondo dell’abisso, Inferno o Cielo, che importa?/
Nel fondo dell’Ignoto per trovare il ‘nuovo’!//”

 

Citando qualche rispondenza sul piano simbolico, si vede come nel primo verso (VII) stia il termine ‘ancre’, ‘ancora’ che trova un riscontro nella pronuncia di ‘encre’, ‘inchiostro’, nel terzo verso, così che salpare o sollevare l’ancora o togliere l’ancora coincida con levare o sollevare l’inchiostro, ossia il nero di cielo e mare, di tutto il mondo quindi, ossia ancora come risulta chiaramente dal testo: la Morte viene apostrofata ed evocata come colei che salpa assieme al protagonista, in accordo con lui, l’ancora che disancora la vita dalla vita. Nei due sostantivi identici nella pronuncia l’ancora, ciò che tiene ancorata la vita alla vita, coincide con l’inchiostro, con il nero, con il non positivo, anche con la Morte stessa – l’oscurità non è simbolo consueto per la vita, ma per la morte. Qui tuttavia la Morte, proprio sul piano simbolico, è una liberazione dall’inchiostro della vita, dal suo nero, questo confermato dal fatto che la Morte sa come il cuore del poeta sia pieno di raggi luminosi che essa libera dall’ancora-inchiostro come testé accennato. Nella successiva strofa (VIII) il veleno della Morte mostra una significativa somiglianza nella scrittura di ‘verse’-nous come imperativo del verbo ‘verser’, ‘versare’, con ‘vers’, ‘verso’, dal latino ‘vers(us)’, ‘riga’, come parte della poesia, come se l’arte stessa fosse un veleno, ciò su cui andrebbe fatto un lungo discorso qui non possibile che intuitivamente: arte come ipersensibilità che si avvicina per questa rarefazione della vita alla morte stessa. Riprendendo: la Morte è di nuovo invocata come veleno: veleno, perché porta appunto la cessazione della vita, ma è un veleno speciale quello della Morte secondo il poeta, un veleno che riconcilia l’uomo in generale con il suo cuore colmo di luce, come la Morte sa, e il poeta stesso in particolare, con tutto il male del vivere. Ho scelto di tradurre ‘réconforter’, più comunemente inteso tra l’altro come ‘rafforzare’, ‘consolare’, piuttosto come ‘riconciliare-conciliare’ in quanto nel contesto c’è un’atmosfera di riconciliazione finale – in quella che resta la tragedia rappresentata dal veleno della morte – con la vita stessa, non importa se questa sia nera sia nello spirito che nell’istintualità più profonda in una coincidenza di quelli che sembrano o sono degli opposti, di spirito come cielo con il suo contrario, l’inferno. ‘Rafforzare’ in francese si dice più specificamente e inequivocabilmente, meno polisemicamente di réconforter, con il verbo ‘renforcer’, che Baudelaire, inevitabilmente per qualche importante motivo, non ha scelto. A parte il fatto che il verbo ‘riconfortare’ in italiano può significare solo ‘confortare di nuovo’, significato che non esiste nel contesto baudelariano, il verbo ‘confortare’ evocherebbe il senso della consolazione, quasi di  rassegnazione al dolore di morire, significato che non esiste ugualmente nel contesto delle due strofe, anche o soprattutto di richiesta di aiuto pure non presente in un contesto in cui il poeta stesso ha la forza di evocare la Morte, di imbarcarsi con essa nel viaggio verso l’Ignoto, un contesto in cui il cervello è così vivificato dal vicino viaggio da bruciare nel contempo al fuoco inestinguibile della libera creatività dell’uomo come irriducibile esploratore, nel caso il poeta, l’artista, fuoco proprio della vita nella sua massima espressione creativa. Baudelaire ha scelto réconforter non solo o non tanto per i suoi significati di superficie di rafforzare e consolare, quanto per i significati portati dai due prefissi – e con– presi assieme e soli, ossia senza il verbo cui sono preposti –  per i dettagli esplicativi vedi www.spazialitadinamica.it homepage. Il simbolismo di Baudelaire scava in profondità nelle pieghe più recondite del linguaggio, oltrepassa la superficie della semantica per affondare nelle sue zone più oscure –  dove stanno sorprendentemente i raggi luminosi del cuore, in una luce nell’oscurità perché chiusa nell’interiorità più segreta. Tornando al fuoco, esso dà il coraggio di tuffarsi nell’Ignoto più profondo, dove sta la vita nella sua più audace manifestazione come morte o sottile veleno di ambito soprattutto estetico, precipuamente nell’arte, là dove chi osa tuffarsi nel massimo profondo, nell’inconscio più nero conglobante cielo e inferno, può trovare cose nuove. E il poeta possiede tale coraggio fino all’ultimo, quando è prossimo a levare l’ancora assieme al vecchio capitano Morte, in un impeto insopprimibile di potente passione per la vita, con il cui doppio di cielo e inferno si riconcilia – come chiede alla speciale Morte che attua sapientemente tale grandiosa riconciliazione – vedi al proposito i chiarimenti al sito di cui sopra. Anche per il termine verse– nel primo verso della seconda quartina c’è da evidenziare un ulteriore gioco semantico di Baudelaire: in aggiunta a quanto già accennato più sopra, vi è un’altra associazione con il termine vers, verme, associazione nella grafia, non nella pronuncia questa volta, simile a vers(e)- anche se non coincide del tutto, verme che si inserisce perfettamente nel contesto della Morte, così da non privare quest’ultima della sua natura più concreta in una polisemia coerente su più piani simbolici e concreti. Per le spiegazioni rimandiamo allo studio di cui sopra, qui abbiamo voluto solo evidenziare brevemente qualche tratto del simbolismo baudelairiano.
RITA MASCIALINO



Una risposta a “RITA MASCIALINO: ‘CHARLES BAUDELAIRE E IL SUO SIMBOLISMO’”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

©Rita Mascialino

Secondo Umanesimo Italiano usa i cookie per migliorare la qualità di questo sito. Per maggiori informazioni circa i cookie ed il loro utilizzo clicca qui. Informativa sui Cookie

Questo sito utilizza i cookie per fonire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o clicchi su "Accetta" permetti al loro utilizzo.

Chiudi